Centocinquant’anni fa, le “stellette” furono estese a tutto il personale militare italiano con regio decreto nº 571 del 13 dicembre 1871, firmato a Firenze dal ministro Cesare Ricotti-Magnani. Da questa data le classiche stelle a cinque punte divennero, da semplice ornamento iniziale che erano, il segno distintivo apposto sulle uniformi di ogni militare italiano in attività di servizio, di qualsiasi grado, arma e corpo.
Nella tradizione del Risorgimento la stella (o meglio “lo Stellone”) doveva indicare ai patrioti il cammino da seguire, forse anche da qui l’origine del simbolo: probabilmente si scelsero le cinque punte per distinguerla dalla stella asburgica a sei. “Le stellette che noi portiamo son disciplina, son disciplina”, faceva il ritornello di una canzone popolare dei soldati di fine Ottocento resa celebre dai canti degli Alpini. Il R. D. che uniformò quel segno per tutte le Forze Armate recitava così: «Tutte le persone soggette alla giurisdizione militare, a mente dell’art. 323 del Codice Penale Militare […] porteranno come segno caratteristico della divisa militare comune all’Esercito e all’Armata [l’antico nome della Regia Marina], le stellette a cinque punte sul bavero dell’abito della rispettiva divisa». E mentre il numero di punte delle stelle militari variano nelle FFAA straniere, arrivando anche a 6 e 8 punte nei vari distintivi di grado e nelle bandiere nazionali, l’Italia mantiene la tradizione della stella a cinque punte, che appare anche al centro dell’emblema della Repubblica italiana, il simbolo del nostro Paese: la Stella d’Italia.
Per spiegare bene cosa ha significato nella Storia il segno distintivo dei militari, usiamo le parole di Giovannino Guareschi, l’autore del celebre “Don Camillo”, a pagina 92 della sua opera “Diario Clandestino 1943-1945”, scritta durante la sua prigionia nel campo di concentramento di Sandbostel e pubblicata nel dicembre 1949 (prima edizione):
«E quando un soldato italiano muore, il suo corpo rimane aggrappato alla terra, ma le stelle della sua giubba si staccano e salgono in cielo ad aumentare di due piccole gemme il firmamento. Per questo, forse, il nostro cielo è il più stellato del mondo. Le stellette che noi portiamo non rappresentano soltanto "la disciplina di noi soldà", ma rappresentano le sofferenze e i dolori miei, di mio padre, dei miei figli e dei miei fratelli. Per questo le amo come parte di me stesso, e con esse voglio ritornare alla mia terra e al mio cielo».
Buon compleanno, Stellette! Tanti auguri dall’Associazione Arma Aeronautica – Aviatori d’Italia, dai soci e dal Presidente Nazionale A.A.A., Gen. S.A. (c) Giulio Mainini, e altri 150 di questi giorni!
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