a cura del Team Comunicazione della Presidenza Nazionale A.A.A. - Aviatori d’Italia
La scorsa settimana abbiamo proposto la Storia di un Pilota tra Regia e Aeronautica Militare raccontata con l’articolo pubblicato sul numero 3/4 2024 del periodico Aeronautica “Cant. Z. 501 Gabbiano. Il protagonista della mia rocambolesca fuga dall’isola di Leros (Egeo)” 9 ottobre 1943 - 24 maggio 1944 di Vincenzo Nostro.
Oggi vi proponiamo una interessante intervista al Presidente Nazionale dell’Associazione Arma Aeronautica - Aviatori d’Italia, Generale di Squadra Aerea (c) Giulio Mainini, curata dal Gen. B. Francesco De Simone e pubblicata sul numero 7/8 2024 del periodico “Aeronautica” con il titolo “Aviatori d’Italia: da Como al Dodecaneso”. L’intervista, attraverso il racconto di un episodio legato ad una iniziativa della Sezione degli Aviatori d’Italia di Como riferita allo scacchiere bellico della Grecia - in particolare del Dodecaneso - e la resistenza opposta dai nostri militari durante gli oltre 50 giorni di bombardamento tedesco, pone in evidenza nuove storie di sacrifici e episodi di estenuante resistenza che per qualche ragione incomprensibile sono rimaste sepolte dalla polvere dell’oblio per decenni, forse a causa di mancanza di testimonianze autorevoli e credibili o, semplicemente, come scrive lo stesso De Simone, “perché così doveva andare”.
Aviatori d’Italia: da Como al Dodecaneso

Il prossimo anno segnerà l’ottantesimo anniversario della fine della seconda Guerra Mondiale, che nel periodo 1939-1945 contrappose le potenze dell’Asse e gli Alleati attraverso un complesso sovrapporsi di tensioni, invasioni e vicissitudini di individui e gruppi di combattenti.
di Francesco De Simone
Non c’è una cittadina in Italia che non abbia dedicato un monumento ai suoi Caduti, molto spesso partendo dal ricordo del sacrificio durante la Grande Guerra; in certe aree geografiche del nostro Paese, inoltre, sono tantissime le lapidi che testimoniano eccidi, deportazioni e fucilazioni perpetuate in nome delle ideologie di quegli anni. Le conseguenze catastrofiche di quegli anni sono state spesso fonte di ispirazione per opere letterarie e cinematografiche, anche attraverso ricostruzioni talvolta romanzate di quei tragici avvenimenti. Eppure dopo oltre ottant’anni il tempo continua a restituire alla memoria collettiva nuove storie di sacrifici e episodi di estenuante resistenza che per qualche ragione incomprensibile sono rimaste sepolte dalla polvere dell’oblio per decenni, forse a causa di mancanza di testimonianze autorevoli e credibili o semplicemente “perché così doveva andare”. Fortunatamente continua la meritoria opera di comitati e associazioni organizzate dai figli di reduci, grazie ai quali migliaia le sorti di migliaia di italiani caduti in battaglia, senza aver mai ricevuto gli onori delle armi nemmeno quelli della memoria, vengono restituiti alla storia. Casualmente, si fa per dire, grazie all’iniziativa della Sezione di Como dell’Associazione Arma Aeronautica, il nostro presidente nazionale Generale Mainini si è imbattuto nel ricordo della battaglia di Lero, che Alfredo Zappa nel suo libro “Nati per resistere” definisce la “battaglia dimenticata” ovvero lo scontro tra tedeschi e italiani nel mese di settembre del 1943, a distanza di alcuni giorni dalla firma dell’Armistizio che soprese la componente militare italiana. Il contesto dunque è lo scacchiere bellico della Grecia in particolare del Dodecaneso e la resistenza opposta dai nostri militari durante gli oltre 50 giorni di bombardamento tedesco, che li condusse all’inesorabile infausto destino, assunse il carattere dell’eccidio di Cefalonia, l’unica differenza consisteva nel numero delle vittime. Prima di Lero era caduta anche Kos sotto la pesante e inesorabile offensiva tedesca: tutti gli ufficiali italiani furono fucilati per tradimento. Ma tanti sono anche i caduti delle unità navali affondate a largo di Rodi e nella baia di Suda, migliaia di italiani dimenticati. Abbiamo quindi pensato di condividere questi avvenimenti attraverso la nostra rivista.
Generale Mainini, può raccontarci come è venuto a conoscenza di questo episodio?
Lo scorso mese di febbraio ho ricevuto un’email dall’avvocato Massimo G. Andreuzzi, Presidente dell’Associazione Lasalliana ex alunni di rodi e dei profughi e reduci del Dodecaneso nella quale mi proponeva di coinvolgere gli Aviatori d’Italia nella realizzazione di una lapide per ricordare il sacrificio degli oltre “15000 soldati, marinai, avieri italiani che persero la vita nelle acque dell’Egeo dopo l’8 settembre 1943 per la patria e con la patria nel cuore”. Tale proposta era stata avanzata a sua volta dal vicario della custodia di Terrasanta, padre John Luke Gregory, e la lapide doveva essere posizionata all’interno della chiesa cattolica di Santa Maria della Vittoria di Rodi che sorge nel centralissimo quartiere di Neohori. La lapide sarebbe dovuta essere posizionata su una colonna in prossimità dell’altare maggiore affinché fosse ben visibile ai fedeli.
Comandante, questa circostanza ha consentito di ricordare le vicende italiane di quegli anni.
Esatto. Con tale iniziativa, infatti, si voleva sottrarre all’oblio quanto era stato realizzato dall’Italia nell’arco di tempo in cui le isole del Dodecaneso nel Mar Egeo furono formalmente annesse al nostro Paese con il trattato di Losanna del 1923, dopo la guerra italo-turca del 1911. Di fatto queste isole divennero “Possedimenti italiani dell’Egeo” fino alla firma del trattato di pace del 1947. La proposta di realizzare la lapide suscitò subito il mio interesse e proposi ai miei consiglieri di accogliere favorevolmente la proposta. Contemporaneamente mi ricordai che già nel 2023 avevo ricevuto l’invito del dott. Enzo Bonanno segretario generale e responsabile del comitato esecutivo dell’Associazione Italiana Amici di Lero. L’invito si riferiva alla commemorazione dell’80° anniversario della battaglia di Lero; risposi che non avrei partecipato in quanto impegnato nei numerosi eventi organizzati per il Centenario dell’AM.


Comandante, sembrava una storia conclusa…
Invece no. Nel mese di settembre 2024 ho ricevuto lo stesso invito su iniziativa del rappresentante dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia per la Grecia e Cipro, il signor Leonardo Curatolo, per partecipare alla cerimonia commemorativa della battaglia di Lero con deposizione di una corona presso il monumento ai caduti italiani sito nell’abitato di Lakki, cittadina dell’isola greca di Lero, per l’appunto nel Dodecaneso, fondata dagli italiani all’inizio degli anni trenta con il nome di Portolago e chiamata così in onore di Mario Lago, governatore delle Isole italiane dell’Egeo dal 1922 al 1936. Purtroppo, come lo scorso anno, ho dovuto nuovamente declinare ma nel contempo ho informato il dott. Enzo Bonanno dell’iniziativa della lapide da porre nell’Isola delle Rose, Rodi.

Ad un certo punto però emerge un coinvolgimento della nostra Associazione.
Esatto. In occasione dei una mia visita alla Sezione AAA di Como scopro che ben undici soci avevano partecipato alla cerimonia su iniziativa dal vice presidente Raffaele Donadini, che nel recente passato aveva effettuato un viaggio turistico nel Dodecaneso proprio perché incuriosito e ispirato dai fatti storici determinati dalla firma del Trattato di Pace tra l’Italia e le potenze vincitrici della seconda Guerra Mondiale che, avvenuta a Parigi il 10 febbraio 1947, sancì, tra l’altro, l’abbandono, da parte degli italiani, di Rodi e delle Isole del Dodecaneso, sino a quella data Governatorato italiano. Il ritorno in Patria non solo costituiva la conclusione di un periodo storico, ma anche e soprattutto la conclusione di un contesto sociale armonico e produttivo. Il legame con un passato denso di significati e incancellabile portava alla costituzione, nel 1962, dell’Associazione Lasalliana ex Alunni di Rodi ove l’aggettivo lasalliano intendeva imprimere al sodalizio un aspetto non solo distintivo, ma anche formativo quale era stato per l’intera comunità italiana del Dodecaneso, a prescindere da coloro che avevano potuto seguire gli studi presso le scuole cristiane. Senza tralasciare il fatto che lo stesso Governo delle Isole italiane dell’Egeo aveva incentivato la convivenza pacifica tra le diverse etnie ivi presenti, ebraica, musulmana, ortodossa, cattolica, promulgando decreti e disposizioni normative atte a facilitarne il rispetto nel riconoscimento dell’obiettività. Peraltro, la presenza nel Dodecaneso di militari delle diverse armi, aveva costituito una ulteriore opportunità per una integrazione tra gli italiani e le popolazioni locali anche attraverso unioni matrimoniali. Da qui l’esigenza di un coinvolgimento dei profughi e reduci delle varie isole e al conseguente loro inserimento nel nuovo atto costitutivo del 22 maggio 2013.

Comandante, in conclusione, partendo da un episodio che l’ha coinvolta - per così dire - in modo del tutto incidentale, emerge l’importante compito degli Aviatori d’Italia che, come sancito nello Statuto dell’Associazione, si impegnano a custodire e tramandare la storia e la memoria delle imprese compiute dai nostri militari in ogni contesto bellico.
Assolutamente sì. Ed è per questo motivo che rivolgo un sentito plauso alla Sezione AAA di Como per l’iniziativa di cui è stata protagonista, contribuendo a riportare alla memoria comune e collettiva fatti e avvenimenti che completato il quadro storiografico degli anni duri del dopoguerra. Nel contempo auspico che in tutte le sezioni siano sempre numerose le attività che ci consentano di valorizzare le gesta di coloro che servendo in armi la patria non esitarono a compiere il proprio dovere fino all’estremo sacrificio. Di contro il nostro dovere morale è quello di far conoscere alle nuove generazioni quale sia stato il prezzo pagato per conquistare la libertà e la democrazia e credo che ciò sia ancor più importante in questo periodo di grande instabilità che la comunità internazionale sta vivendo a causa della crisi Russia - Ucraina e per l’escalation militare nel medio oriente che partendo dalla crisi israelo-palestinese rischia di destabilizzare l’intera regione. Rinnovo dunque la disponibilità e l’impegno dell’Associazione Arma Aeronautica nei confronti dei tanti comitati e associazioni di reduci affinché ogni caduto italiano riceva la nostra riconoscenza e gratitudine attraverso il ricordo.
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Ringraziamo il Presidente Nazionale dell’Associazione Arma Aeronautica - Aviatori d’Italia, Generale di Squadra Aerea (c) Giulio Mainini, e il Gen. B. Francesco De Simone per l'interessante intervista realizzata.
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