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L’A.A.A. all’incontro di aggiornamento con i Generali in congedo dell’Aeronautica Militare


Il 24 maggio presso il Centro Polifunzionale “Hangar 44” del comprensorio aeronautico dell’Aeroporto dell’Urbe a Roma, si è svolta la seconda edizione – la prima risale al 2019 – dell’incontro di aggiornamento con i Generali in congedo dell’Aeronautica Militare. Un’utile opportunità per fare il punto della situazione sulla Forza Armata, in termini di capacità e di attività svolte, di struttura organizzativa e processi di riorganizzazione in corso, di sfide future: all’iniziativa, fortemente voluta dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, ha aderito una nutrita platea di Ufficiali Generali che negli anni passati hanno rappresentato la struttura portante della Forza Armata. Presente all’incontro, naturalmente, anche il Presidente Nazionale dell’Associazione Arma Aeronautica – Aviatori d’Italia, Generale di Squadra Aerea (c) Giulio Mainini, unitamente ad altri ufficiali Generali in congedo che oggi ricoprono importanti incarichi nell’ambito della Presidenza Nazionale e del Centro Studi Militari Aeronautici della stessa Associazione, a conferma dell'indissolubile connubio con l’Aeronautica Militare.


Insieme al Generale Goretti hanno preso la parola i vertici dei tre Alti Comandi della Forza Armata: il Gen. D.A. Andrea Argieri, Capo di Stato Maggiore del Comando Squadra Aerea, il Gen. S.A. Roberto Comelli, Comandante Logistico A.M., infine il Gen. S.A. Silvano Frigerio, Comandante delle Scuole AM e della 3^ Regione Aerea. In conclusione, è intervenuto il Gen. Isp. Capo (ric) Basilio Di Martino, Presidente del gruppo di lavoro per le celebrazioni del Centenario AM, che ha illustrato le numerose iniziative che l’Arma Azzurra ha pianificato per il 2023 in occasione della speciale ricorrenza. È emersa come filo conduttore dei vari interventi la forte spinta all’innovazione tecnologica, con un’evoluzione capacitiva sempre più marcata in alcuni settori chiave quali il dominio spaziale e quello cibernetico, l’attenzione ai processi di integrazione tra sistemi di diverse generazioni in un’ottica sempre più joint e combined e la costante attenzione al miglioramento dei processi di selezione, formazione ed addestramento del personale quali fattori abilitanti per la costruzione di nuove capacità operative. Un’innovazione che riguarda sempre di più anche le tecnologie ecosostenibili, grazie alle quali la Forza Armata sta sviluppando una crescente anima green, ad esempio con l’impiego di biocombustibili o con il programma “Aeroporti Azzurri”, che consiste in un piano di sviluppo e ammodernamento infrastrutturale che vede proprio nell’efficientamento energetico e nella sostenibilità dei pilastri fondamentali.


Nel ringraziare tutti i partecipanti, il Generale Goretti ha ribadito l’importanza di una costante e capillare condivisione di informazioni ed obiettivi: nei complessi scenari operativi in cui la Forza Armata è chiamata oggi ad operare, ha sottolineato, è possibile essere persistenti e rilevanti solo agendo compatti, come una squadra. «Questo evento, nel solco di quanto fatto dai miei predecessori, vuole rinsaldare in tutti noi il senso di appartenenza all’istituzione e la volontà di fare squadra, fornendo un messaggio chiaro e univoco da parte della leadership su ciò che siamo e su ciò che vogliamo essere», ha spiegato il Capo di Stato Maggiore A.M. nel suo intervento. «Identità, competenza e specificità nel dominio aero-spaziale: sono questi i pilastri della strategia dell’Aeronautica Militare in un contesto estremamente complesso e mutevole come quello che stiamo vivendo e che in futuro, in particolare in una prospettiva aerospaziale, sarà sempre più caratterizzato da una combinazione di due fattori essenziali, l’elevato progresso tecnologico e l’altissima velocità di cambiamento. Abbiamo dimostrato di avere strumenti, mezzi e capacità per essere rilevanti in diversi contesti: ne sono un esempio i contributi forniti in questi mesi per l’emergenza pandemica, per il ponte aereo dall’Afghanistan e recentemente con l’attività di Air Policing nel contesto della drammatica crisi russo–ucraina. Una capacità decisionale, logistica ed operativa – ha concluso il Generale Goretti – che ci permette in questo momento di essere presenti, contemporaneamente, in tre diversi teatri operativi: Islanda, Iraq e Romania».



Di seguito riportiamo il testo delle “Linee Programmatiche dell’Aeronautica Militare” esposte dal Generale di Squadra Aerea Luca Goretti in sede di Audizione presso le Commissioni riunite Difesa di Camera e Senato, presso l’Aula della Commissione Difesa del Senato lo scorso 16 marzo 2022.


«Signori Presidenti, Illustri Senatori e Deputati, permettetemi innanzitutto di ringraziarVi per avermi dato l’opportunità di intervenire, qui oggi nella vostra sede, per illustrare, a queste Onorevoli Commissioni, le “Linee Programmatiche” che ho pianificato e che intendo portare avanti durante il mio mandato. Lo farò nel solco degli indirizzi del Vertice Politico e Militare del Dicastero e nel rispetto delle responsabilità a me assegnate dalla normativa vigente, affinché l’Aeronautica Militare, insieme alle altre Forze Armate, possa continuare a garantire al Paese, alla NATO e all’Unione Europea il suo contributo vitale alla “Sicurezza e Difesa”.


In questa sede desidero anche esprimere la mia personale gratitudine all’intero Parlamento per averci permesso nel tempo di crescere tecnologicamente per poter affrontare, oltre al normale livello di impegno, che ci vede ormai da anni presenti ogni giorno con circa 4.000 persone in operazioni dentro e fuori i nostri confini nazionali, anche in un contesto geostrategico estremamente variabile, incerto, instabile, talvolta critico come quello che stiamo vivendo in questi giorni “dietro casa” nella “crisi/guerra russo-ucraina”, in cui un contributo straordinario da mettere in campo si somma a quello già offerto.


Penso subito a quando, pochi giorni fa, ho sostenuto ed autorizzato, in coerenza con gli intendimenti governativi, il raddoppio in soli due giorni del numero di caccia Eurofighter al servizio della NATO nella sorveglianza e sicurezza dei cieli, garantito da un rischieramento già presente in Romania.


Questa “capacità operativa” e, soprattutto, questa “prontezza operativa” derivano da un processo di sviluppo e di crescita della Forza Armata che ha sempre avuto come obiettivo il conseguimento di un altissimo livello di “efficacia operativa”, tale da costituire, per sua natura, anche un importante strumento di deterrenza in grado di contrastare tutto lo spettro delle minacce, anche quelle di natura statuale tradizionale. Minacce che proprio in questi giorni sono tornate alla ribalta, confermando, ancora una volta, come uno Strumento Aerospaziale “pronto” sia molto spesso l’elemento chiave per fronteggiare con risolutezza qualunque aggressione.


Grazie al sostegno di Governo e Parlamento e alla nostra politica di sviluppo e di crescita capacitiva, posso dire, con orgoglio e grandissima soddisfazione, che oggi l’Aeronautica Militare Italiana è riconosciuta, da tutti i nostri principali amici e alleati, come Leader in Europa sia sui temi legati al Potere Aerospaziale, che poggia sulle più avanzate tecnologie e moderni concetti dottrinali, sia sui nuovi domini e ambienti in cui operiamo.


Questo è il risultato di una solida, lungimirante e determinata “strategia di crescita”, intrapresa da chi mi ha preceduto, e verso la quale confermo il convinto intendimento di assicurare piena continuità di intenti e stabilità programmatica: di fatto una coerenza sistemica che ha sempre pagato nel tempo. Sono gli stessi intenti grazie ai quali oggi la Forza Armata siede a testa alta e viene considerata con il giusto rispetto in tutti i principali tavoli internazionali, dimostrando di essere pronta ad affrontare quel futuro che a volte si manifesta in modo assolutamente imprevedibile.


Ne sono esempio la componente Fighter di 5ª Generazione, la capacità nazionale di proiezione rapida dall’Aerospazio (CNPRA), la capacità ISR (Intelligence, Surveillance and Reconnaissance), l’addestramento al volo, solo per citarne alcune, ed ognuno ha fatto la propria parte con convinzione e vorrei ribadire ancora una volta con forza che il Ministro e le Commissioni Parlamentari della Difesa hanno svolto un ruolo decisivo.


Alla grande professionalità del personale, sul cui tema tornerò più avanti, è fondamentale che si affianchi anche una lungimirante attività di pianificazione finanziaria di lungo termine. Gli Assetti Aerospaziali del futuro, in virtù della loro complessità e dell’elevato livello tecnologico che li contraddistingue, soggiacciono alle regole tipiche dei programmi industriali complessi e generalmente di respiro internazionale che richiedono profondità e certezza di investimenti, articolate campagne di ricerca e sviluppo, una chiara strategia di acquisizione, oltre ad un continuo ed avanzato addestramento degli operatori, fondamentale per poterne esprimere appieno le potenzialità operative.


Ritengo, a riguardo, sia necessario apprezzare il percorso di crescita dell’investimento della Difesa garantito dal pieno supporto del Parlamento e che ha portato all’istituzione del Fondo di Investimento Pluriennale per la Difesa delle due ultime Leggi di Bilancio (“Fondo relativo all’attuazione dei Programmi di Investimento Pluriennale per le esigenze di Difesa Nazionale”, previsto dalla LDB 2021-2023), che auspico possa essere rifinanziato nei prossimi anni e che, assieme ad una progressiva crescita del bilancio ordinario, possa consentire nel tempo di tendere a quel 2% chiesto dall’Alleanza Atlantica. In tale ambito l’Aeronautica Militare ha sempre avuto una visione chiara di cosa le occorra per soddisfare tutto lo spettro di capacità richieste dagli scenari attuali e futuri, e il supporto finanziario a questi programmi abiliterà un ampio spettro di opzioni di impiego, prontamente disponibili in linea con le valutazioni e le determinazioni delle Istituzioni competenti.


A conferma della necessità di dotarsi di un Potere Aerospaziale in grado di gestire tutte le minacce che provengono, attraversano o giungono in atmosfera, gli attuali eventi in Ucraina non lasciano dubbi. Le prime richieste fatte dal Governo Ucraino sotto assedio sono state infatti quelle di avere più aeroplani da caccia per difendersi dagli attacchi aerei avversari, e l’istituzione di una no-fly zone per proteggere la popolazione civile ed assicurare al contempo libertà di manovra alle forze di terra.


Desidero citare altri recentissimi casi in cui l’impiego del Potere Aerospaziale Nazionale in tutto il suo spettro capacitivo si è dimostrato altrettanto determinante per il Paese, oltre ovviamente alla pandemia provocata dal Covid-19 dove sin dai primi giorni, e ancora oggi, la Forza Armata è stata determinante: il ponte aereo dall’Afghanistan dello scorso agosto per l’evacuazione del personale da Kabul e la prima e pronta risposta alla crisi Ucraina di questi giorni dove, oltre al rafforzamento degli assetti per le attività di difesa dei cieli della NATO, cui accennavo, sono stati messi a disposizione assetti per il Trasporto Aereo, per il Rifornimento in Volo, per il Comando & Controllo, per l’ISR e per il Personnel Recovery.


Nel primo caso parliamo di circa 250 uomini e donne e 10 velivoli impegnati ogni giorno per l’evacuazione di poco più di 5.000 civili. Nel secondo caso, di 170 militari impegnati stabilmente in Romania per la difesa dello spazio aereo NATO, cui si affiancano altri 170 per l’effettuazione di missioni di supporto e per la gestione della complessa attività di volo presso il Comando delle Operazioni Aerospaziali (COA). A questi, va aggiunto tutto il personale in fase di approntamento impegnato nei contingenti NATO Very High Readiness Joint Task Force (VJTF) e Initial Follow-On Forces Group (IFFG), per ulteriori 700 unità ed un totale, quindi, di più di 1000 militari dell’Aeronautica.


Impegni, quelli citati, difficili e non programmabili, in cui gli investimenti fatti sulla componente aeronautica nazionale hanno pagato dividendi strategici rilevanti, ottenuti capitalizzando sulle caratteristiche intrinseche del Potere Aerospaziale: rapidità, flessibilità e ubiquità di intervento. A simili risultati si giunge solo, come ho anticipato, con un’attenta pianificazione capacitiva e con investimenti orientati verso quei sistemi d’arma che, considerati nella loro globalità, ottengono l’effetto migliore al costo complessivamente più basso.


Mezzi aerei costantemente “aggiornati, sicuri e pronti” in ogni momento garantiscono una capacità di intervento rapido ovunque necessario, a supporto di un’efficace e credibile opzione diplomatica del Paese. La dinamicità e l’imprevedibilità dello scenario geopolitico attuale, che tutti stiamo osservando essere reale, insieme all’incertezza sul futuro che ci attende, ci impongono alcune specifiche valutazioni.


Ad ulteriore conferma circa la rilevanza dello Strumento Aerospaziale vi è il fatto che lo sviluppo recente di sistemi ad esso riconducibili ha bruscamente elevato verticalmente il campo di responsabilità dell’Aeronautica, ben oltre i venti chilometri tipici del passato e correlabili ad una minaccia prettamente aerea. L’innovazione tecnologica ha infatti espanso di almeno cinque volte il Dominio Aereo, legandolo indissolubilmente a quello Spaziale, creando così una interconnessione osmotica, sia in termini operativi che tecnologici, tra cielo e spazio.


Al contempo, con il rapido progresso tecnologico anche la minaccia stessa è evoluta, lambendo oggi gli strati più alti dell’atmosfera e le orbite basse intorno alla terra. Tali fenomeni, non riscontrabili in altri domini, rendono il nostro ambiente operativo – l’Aerospazio tout court – notevolmente più vasto e più complesso da gestire e da difendere, imponendo alla Forza Armata di intraprendere un fondamentale processo evolutivo: dobbiamo guardare anche oltre l’atmosfera per assicurare la difesa e la sicurezza del nostro Paese e non solo.


Tale evoluzione dovrà portare allo sviluppo di specifiche ed innovative capacità aerospaziali, in stretta collaborazione con il mondo accademico ed industriale e, parimenti, al consolidamento di specifiche competenze del nostro personale, che dovrà necessariamente crescere nei numeri – anche per poter soddisfare, insieme alle consuete missioni assegnateci ed al continuo supporto alla comunità civile in caso di necessità, le concomitanti esigenze di organico connesse ai nuovi domini Cyber e Spazio. In questo contesto apprezziamo lo sforzo del Parlamento per una attualizzazione della L.244 che garantisca i correttivi necessari ad uno sviluppo armonico delle FF.AA. per rispondere alle citate nuove sfide alla nostra sicurezza.


È ormai chiaro, infatti, come le Forze Armate sono un capitale per il Paese, un patrimonio sempre pronto, motivato ed altamente addestrato, disponibile alla popolazione “quando” e “come” necessario e, nel caso dell’Aeronautica, anche in brevissimo tempo.


Parallelamente agli sviluppi appena descritti, occorre riflettere sul concetto di come la quantità sia di per sé già una qualità. Purtroppo, vittima della contrazione di risorse economiche e forse pensando di vivere in un mondo di pace e serenità globale, l’Aeronautica Militare ha visto ridurre in maniera significativa, direi drastica, il numero di velivoli in dotazione, complice anche la cosiddetta “quality trap”: cioè l’erronea convinzione – derivante dai mirabolanti successi del Potere Aerospaziale dalla Guerra del Golfo in poi – che un maggiore livello tecnologico dei velivoli e degli armamenti possa da solo compensare una sempre minore quantità degli stessi.


Siamo passati in venti anni da 842 a circa 500 aeromobili totali, di cui meno di 300 con funzioni combat [Il resto è deputato alle fondamentali funzioni di addestramento al volo (a valenza Joint e InterDicastero) e di concorso duale alla cittadinanza (ricerca e soccorso, trasporto di stato, antiincendio boschivo, etc.)], che rappresentano lo strumento di deterrenza e di un eventuale intervento in caso di crisi. Considerando un tradizionale rapporto di disponibilità di uno a tre – per esigenze manutentive e di approntamento – si comprende come l’Aeronautica abbia oggi disponibili meno di 100 aeromobili impiegabili continuativamente in scenari di crisi (velivoli caccia, da trasporto e di supporto). Un circolo vizioso che ha condotto oggi diverse Forze Aeree e diversi Paesi – si pensi all’USAF statunitense in primis – ad avvicinarsi pericolosamente alle soglie di attenzione in termini numerici di assetti e attuatori disponibili.


Il citato vantaggio qualitativo tecnologico, infatti, se da un lato ci ha garantito l’agevole conquista della superiorità aerea nei teatri permissivi dove abbiamo operato negli ultimi vent’anni, dall’altro non può certamente essere un paradigma applicabile nel confronto militare con un peer o near-peer competitor dotato di un inventario di mezzi numericamente significativo, ovvero nel caso di impegno simultaneo degli assetti militari su più teatri di operazione lontani tra di loro. Un dimensionamento tarato su una postura statica difensiva tipicamente attendista, sulla quale sono dimensionate le dotazioni dell’Aeronautica di oggi, non permette di generare effetti sostenuti nel tempo contro avversari ostili e diversificati. Non possiamo più permetterci questo svantaggio numerico: la storia in questi giorni ce lo ricorda ancora una volta con cruda evidenza. Un sistema d’arma non si acquista al mercato ma richiede tempo. Se poi tutti lo vogliono contemporaneamente … è la fine!


E proprio su tale linea di pensiero vorrei stimolare ad esempio una nuova riflessione anche in tema di velivoli a pilotaggio remoto, su cui personalmente mi sono posto la domanda circa l’opportunità di riavviare il processo autorizzativo volto ad armarli, per dotarli finalmente di una componente di ingaggio al suolo. Questa, qualora l’Autorità Politica e il Parlamento ne autorizzino successivamente l’uso, potrà essere impiegata con l’obiettivo da un lato di ridurre il rischio connesso alla perdita di vite umane e dall’altro di liberare risorse più pregiate da destinare a scenari non permissivi, cosiddetti “contested” o “denied”.


Dopo queste, che considero mie Linee Programmatiche TecnicoOperative, affronterò ora alcuni temi che ritengo determinanti nel mio cammino di gestione della Forza Armata.


Per quanto riguarda i rapporti con le componenti sorelle, ritengo che questi siano oggi proficui, sereni, privi di condizionamenti ideologici ed orientati alla consapevolezza e al rispetto delle peculiari specificità. Lo stesso dicasi nei confronti del Segretariato Generale della Difesa con cui operiamo in piena sintonia per orientare gli sviluppi industriali alle effettive esigenze militari discendenti dal mutato quadro geostrategico, sui cui dovranno essere fatte convergere le necessarie risorse finanziarie. Quadro che, oggi, vede la componente Aerospaziale sempre in primo piano quale elemento in grado di assicurare, verso gli altri domini, il vitale sostegno abilitante ma anche la capacità di moltiplicarne gli effetti. Il tutto quale dominus dell’unico ambiente in evidente continua e frenetica espansione.


In tal senso, altro tema che intendo toccare con approccio innovativo è quello della cosiddetta “triade dello sviluppo”, ossia il rapporto imprescindibile tra Istituzioni, industria e mondo accademico. Anche qui, la rapida evoluzione del settore in cui operiamo impone la tempestiva ricerca di soluzioni la cui complessità presuppone un cambio di passo significativo. Ridurre i tempi tra la definizione dei requisiti e la consegna alla Forza Armata delle nuove capacità è ormai imperativo se vogliamo avere sistemi adeguatamente aggiornati – e quindi efficaci – in tempo utile.


L’unico modo per vincere questa sfida è lavorare in assoluta sintonia sin dai primi giorni della progettualità, idealmente rivedendo il modello collaborativo nazionale tra le tre anime citate, verso un orientamento maggiormente anglosassone, tendendo ad uno scambio cognitivo su più livelli e secondo direttrici legate a specifiche competenze e ruoli. Tale formula ritengo possa massimizzare allo stesso tempo i ritorni operativi, occupazionali e scientifici. L’immobilismo su questo tema ci condurrebbe inevitabilmente ad essere irrilevanti dal punto di vista strategico, tecnologico ed industriale nella competizione internazionale. Se il lavoro di squadra, già citato prima, è indispensabile per operare efficacemente, altri due ulteriori presupposti a che ciò avvenga sono la connettività e l’interoperabilità tra i sistemi degli strumenti aerospaziali dell’Alleanza e tra queste e le componenti di superficie.


Si parla spesso troppo facilmente di operazioni multi-dominio, ma come Arma Azzurra, abituati a volare “in formazione”, a dialogare continuamente tra velivoli e nodi di Comando & Controllo, in cielo e a terra, e a sostenere le altre componenti nelle operazioni a terra e in mare, siamo più sensibili a questa problematica e quindi assolutamente orientati ad una integrazione profonda e sistemica degli assetti in campo. La cosiddetta Combat Cloud per noi non è più una scelta, ma una necessità. Anche qui, come nello spazio, siamo pronti a svolgere il ruolo di Leader di settore nella Difesa.


In tutto ciò non deve essere tralasciata la sostenibilità nel lungo periodo dell’intero dispositivo. L’Aeronautica, come tutta la Difesa, ha all’orizzonte impegni che richiedono turnazioni senza soluzione di continuità e una logistica di aderenza che deve sostenere impegni continuativi che spaziano dal ‘fianco nord’ (in Islanda), al ‘fianco est’ (dai Paesi Baltici al Mar Nero), al ‘fianco sud’ (dal Sahel al Golfo Persico). Il vantaggio strategico del Potere Aerospaziale consiste proprio nella sua elevata flessibilità di impiego e nella sua rapida rischierabilità, ma i mezzi e il personale disponibile devono essere commisurati e coerenti con il livello di ambizione nazionale e con l’immagine di un’Aeronautica italiana all’avanguardia in Europa e partner di assoluta affidabilità nel mondo. Naturalmente non mi riferisco qui alla sostenibilità di una singola esercitazione o di una specifica attività di ricerca scientifica lontano dalla madrepatria, ma alla conduzione di vere e proprie operazioni, su più teatri e sostenute nel tempo, anche a scopo di “semplice” deterrenza.


Concludendo, così come fatto per sanare alcuni dei gap storici dell’Aeronautica, e mi riferisco a capacità preziosissime come il JAMMS (Joint Airborne Multisensor Multimission System), il CAEW (Conformal Airborne Early Warning) , il TANKER e gli aeroplani a pilotaggio remoto, di cui vi ringrazio a nome della Forza Armata, vi chiedo di continuare a sostenere nel prossimo futuro l’adeguamento della componente aerospaziale, sia in termini tecnologici che numerici. Ciò dovrà necessariamente riguardare sia il rafforzamento delle attuali capacità esistenti, del personale ad esse legato e alla logistica infra e infostrutturale associata, ma anche l’acquisizione di sistemi nuovi che consentano alla Forza Armata di confermarsi rilevante anche in campo internazionale.


Parleremo presto di piattaforme stratosferiche, di vettori suborbitali, di capacità di difesa contro i missili balistici, di TEMPEST e così via. Desidero rimarcare, ancora una volta, come questi Programmi servano non solo a rispondere ad esigenze operative ma anche e innanzitutto a far crescere il Paese, a mantenere eccellenza e superiorità tecnologica. Sarà fondamentale poter contare soprattutto sulla lungimiranza ed il coraggio di questo Parlamento per essere in grado domani - che per me vuol dire oggi - di affrontare, insieme, quando necessario e vitale, tutto lo spettro della conflittualità.


In conclusione, ho inteso qui illustrare quali siano le mie convinzioni concettuali e le mie idee, condivise con tutti i miei Generali e i Dirigenti della F.A., per garantire al decisore politico la disponibilità di uno Strumento Aerospaziale sempre pronto ed efficace, piuttosto che fare il classico “elenco della spesa”, per il quale però sono sempre disponibile ad approfondimenti, anche in successivi incontri dedicati. Resto naturalmente a disposizione ora per eventuali domande ed approfondimenti».




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